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Intervista al regista,
GIOTTO BARBIERI!


UN MESTIERANTE PER AMICO

Giotto Barbieri racconta la sua formazione e spiega perché gli piace lavorare con i ragazzi

Abbiamo intervistato Giotto Barbieri durante il laboratorio di sceneggiatura, ma abbiamo scoperto che non solo scrive per il cinema, ma ha girato diversi cortometraggi e documentari. Anche un regista dunque.

Com'è nata quest'idea di fare il regista?

"Ero un ragazzino. Ero un ragazzino a cui piacevano le storie, ho sempre guardato un sacco di film: vecchi film western....mi piaceva l'idea di raccontare delle storie: questa è l'origine! Poi ho studiato cinema, ho cominciato a lavorare e prima ancora di finire la scuola, facevo tanta pubblicità"

Quindi era un sogno nel cassetto?

"Sì, sì assolutamente! Bisogna crederci in queste cose! Bisogna crederci davvero!"

I suoi genitori erano d'accordo?

"Sì, in realtà abbastanza, nel senso che, mio padre aveva detto: <<Sì vai, però il cinema è morto! >>. Aha ah ah, me lo ricordo benissimo questo momento! Mia madre era abbastanza d'accordo".

Quindi quest'idea non era influenzata da nessuno....era sua?

"Sì, era mia, infatti mio padre era un commercialista, un mestiere che non c'entra niente."

Quando decide di scrivere un'opera, è già sicuro che quello che vuole trasmettere lei, è quello che si aspetta il pubblico?

"No, perché quando inizi a scrivere non sai mai veramente quello che arriva; ti fai venire un'idea, ma non sai mai come si svilupperà".

Sono i temi sociali, morali, i temi attuali, ciò che lei vuole rispecchiare nelle sue opere?

"Io sono un documentarista di base, quindi ho fatto tanti documentari e la tematica sociale sicuramente c'è; adesso sto scrivendo cose più distanti dalle tematiche sociali. anche per leggerezza".

Durante le prove lei impone le sue regole agli attori o avete un metodo di lavoro ben preciso?

"Dipende con chi si lavora, ogni attore lo devi trattare in modo un po' verso, perché si instaura con lui un'interazione molto delicata, un rapporto di fiducia, perché lui fa quello che dici tu, quindi bisogna che abbia veramente fiducia in quello che tu vuoi realizzare".

Qual è la cosa che la stimola a lavorare con noi, le piace?

"Beh, intanto mi piace l'idea che voi possiate capire: voi vivete immersi nelle immagini e quindi il fatto di farvi capire come queste funzionino, quali sono i meccanismi che le regolano, penso che possa essere utile a rendervi degli spettatori più consapevoli. Poi è molto divertente; io mi diverto quando vi sento dire quello che pensate, il vostro è un pensiero libero. Io lavoro sempre con persone di cui conosco esattamente il percorso hanno fatto, voi invece siete sorprendenti!".

Come si sente lei come regista? Si sente un artista solitario oppure il capo di una troupe cinematografica come le altre?

"No, no, niente di artistico, aha ah ah, assolutamente, è un lavoro, intanto bello perché si lavora in gruppo e quindi è un prodotto del gruppo, non è il prodotto di un singolo individuo; anche i grandi autori hanno dovuto collaborare: Fellini, Kubrick....No, io sono un mestierante....gli artisti sono altri".

Queste sono le risposte del nostro regista, che dimostrano umiltà e piacere per l proprio mestiere.


Marina Muca 3D

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